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Aumento del seno: a proposito di protesi mammarie

Chi desidera ricorrere ad un aumento del seno, quindi ad una mastoplastica additiva, si ritrova a dover scegliere insieme con il chirurgo gli impianti mammari più adatti per il raggiungimento di un risultato naturale e soddisfacente. Ma che differenza c’è tra protesi rotonde e anatomiche? 
Ve ne parlo qui attraverso un articolo scritto per Guidaestetica.it.

Qual è la differenza sostanziale tra le protesi rotonde e le cosiddette protesi anatomiche o a goccia?

La differenza tra i due tipi di impianti mammari risiede nella loro forma: le protesi rotonde si presentano come una semisfera e pertanto hanno il loro punto di massima proiezione al centro. Le protesi anatomiche, diversamente, hanno la forma simile ad una goccia d’acqua appoggiata ad una superficie verticale e il loro punto di massima proiezione si trova nella parte bassa, ad una certa distanza dal centro.

Perché ad una paziente si applica una protesi piuttosto che un’altra?

Inizialmente esistevano solo protesi rotonde. Poi, con il passare del tempo, ci si è resi conto che questo tipo di protesi non offriva in tutti i seni un buon risultato. Per tale motivo sono state progettate e messe in commercio le protesi anatomiche. Queste hanno lo scopo sia di venire incontro alle esigenze di chi non era candidato ad una protesi a semisfera, sia per aiutare il chirurgo a correggere un’eccessiva vicinanza della punta della mammella (il capezzolo) al bordo inferiore del seno.

Ad esempio, quando è presente una ptosi mammaria, ovvero quando le mammelle si presentano rilassate e scese verso il basso con la punta prossima al solco mammario. In questo caso, il chirurgo con l’impiego della protesi anatomica, e se necessario asportando anche un po’ di pelle, riporta il seno nella sua posizione naturale.

Oppure quando la mammella è ipo-sviluppata (ipoplasia mammaria). Spesso, infatti, se il seno è cresciuto poco, il solco mammario è più in alto di quanto dovrebbe rispetto alla larghezza della mammella, ed è quindi troppo vicino al capezzolo. In questi casi l’utilizzo della protesi anatomica, e – se necessario – l’abbassamento chirurgico del solco mammario, riequilibra la mammella rendendola più rotonda.

Un’altra possibile situazione, in cui la protesi anatomica è utile, è quando il seno ha perso completamente la propria forma, pensiamo all’allattamento o ad un importante dimagramento. In questi casi la protesi a goccia aiuta a restituire una normale morfologia alla mammella.

Pertanto, il motivo della scelta della protesi è dettato dal caso specifico. Conviene utilizzare la protesi anatomica quando ci si trova di fronte a casi come quelli appena descritti. Altrimenti è meglio usare una protesi rotonda, che ha l’indiscusso vantaggio di non deformare la mammella in caso di rotazione dell’impianto.

Con quale tipo di impianto mammario il risultato appare più naturale?

Spesso le pazienti credono che la forma della mammella dipenda esclusivamente dalla forma della protesi sottostante e pensano – erroneamente – che con la protesi a goccia si ottenga un risultato più naturale. In realtà, come abbiamo visto, non è proprio così.

Il risultato naturale si ottiene quando si sceglie la protesi giusta per quel particolare tipo di seno. Non è vero che con la protesi rotonda la mammella apparirà più “rotonda” e viceversa con la protesi a goccia apparirà più “naturale”.

La naturalezza dipende da tanti altri fattori. Tra questi:

  1. Dalla qualità e dallo spessore del tessuto che ricoprirà la protesi. Una paziente che ha la pelle più spessa, senza smagliature e con uno strato di grasso ben rappresentato, avrà un risultato più naturale perché i bordi della protesi saranno ben coperti e meno visibili.
  2. Dalla posizione della protesi. È importante cercare di posizionare l’impianto il più profondamente possibile, perché sarà più coperto. In questo senso la tasca sotto-muscolare garantisce, specie nelle pazienti giovani e magre, un miglior risultato.
  3. Dalla grandezza della protesi. Più si sceglie una protesi grande, rispetto al proprio seno, più si aumenta il rischio che il bordo dell’impianto sia “visibile” e quindi il risultato artificiale. Perciò cercate sempre di non esagerare, altrimenti quello che otterrete sarà un seno da baraccone. Fatevi sempre consigliare dal chirurgo e rispettate le proporzioni del vostro corpo.

La paziente può scegliere la forma della protesi?

La forma della protesi è una scelta che deve tenere conto delle caratteristiche del seno della paziente per ottenere il miglior risultato possibile. Quindi è una scelta che spesso è obbligata. Inoltre, come ricordavo prima, esiste un rischio intrinseco che le protesi anatomiche portano con sé rispetto a quelle rotonde: in caso di rotazione possono comparire delle deformità sul seno. Per questo motivo è importante utilizzarle quando è effettivamente necessario e non solo perché la paziente le richiede, nell’erronea convinzione che diano un risultato più “naturale”.

A volte si vedono in giro dei seni a “palla” che danno un effetto molto artificiale. Con quale tipo di protesi si può evitare questo aspetto?

È importante sgombrare il campo da false convinzioni: la forma della protesi non è quella che garantisce un aspetto “naturale” del seno. Quando parlo con le mie pazienti ascolto molto attentamente le loro richieste e nella quasi totalità dei casi mi sento dire: “dottore, mi raccomando non mi faccia il seno come quella tal velina o quell’attrice che ha il seno come due palle da tennis, io voglio un risultato naturale, voglio le protesi anatomiche, a goccia”. Ecco che allora cerco di spiegare che quell’effetto a “palla” che loro vedono non dipende dal fatto che la protesi che hanno impiantato è rotonda. In realtà i motivi di questo sgradevole effetto sono da ricercarsi altrove.

Spesso la causa principale è l’indurimento delle protesi, che le trasforma in due sfere rigide (e questo, anche se raramente, può succedere indifferentemente sia alle protesi rotonde che a quelle anatomiche). È un fenomeno noto come “contrattura capsulare” e si tratta di una complicanza che in alcuni casi può vanificare l’efficacia dell’intervento.

Altre possibili cause sono il posizionamento superficiale delle protesi (tasca sotto-ghiandolare invece che sotto-muscolare), la copertura cutanea scadente per eccessiva magrezza o per la presenza di cute sottile e smagliata e la scelta di protesi troppo grandi.

Esiste una differenza qualitativa dei materiali? Si nota differenza al tatto?

No. I materiali, da un punto di vista qualitativo, sono praticamente identici. Se la protesi anatomica ha un costo leggermente più elevato è solo perché il gel contenuto al suo interno è più denso e quindi il procedimento per ottenerlo è, anche se di poco, più costoso. Il gel delle protesi anatomiche è più “duro” quindi è possibile apprezzare una maggiore consistenza del seno. Tuttavia la differenza è abbastanza impercettibile e salvo casi eccezionali le pazienti non possono notare la differenza.

Visita la mie pagine social per guardare i risultati dei casi più recenti:

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